Copertina di Primi Delitti |
Di tutti i ricordi
della mia infanzia, uno dei più vividi è quello delle mie letture
segrete delle opere di Paolo Di Orazio. Forse non erano proprio
adatte ad un bambino, ma quelle storie che mi prendevano allo stomaco
mi costringevano a proseguire, nonostante l'istinto a chiudere il
libro per riprendere aria. (nota di Andrea Zeschi)
Paolo Di Orazio è un
artista poliedrico: scrittore, sceneggiatore, illustratore, musicista
(membro fondatore della band “Latte & i suoi derivati”). Autore
horror di culto per le sue opere come Primi Delitti e Madre
Mostro, nonché curatore della storica rivista a fumetti Splatter (di cui parleremo meglio in seguito). Insomma un
artista a 360°, altro che nove vite come un gatto!
Classe 1966, in questa
sede sarebbe impossibile elencare tutti i suoi lavori, per cui vi
rimandiamo al sito web www.paolodiorazioart.com
nel quale potrete tuffarvi nel suo incredibile immaginario.
Copertina di Madre Mostro |
Copertina di Splatter nr. 1 |
Iniziamo dalle sue ultime
vicende: recentemente Splatter è tornato nel mondo
dell'editoria, che circa venti anni fa vide la sua nascita e la sua
fine dopo la crociata scaturita da un'ondata bigotta e perbenista,
retaggio della prima repubblica, che esplose al suo apice
addirittura in parlamento e in tribunale...ma questa è una brutta e
triste storia. Riconsoliamoci col dire che Paolo Di Orazio (insieme a
Paolo Altibrandi) ha fondato la casa editrice Helm Street House,
riavviando una nuova stagione dell'horror a fumetti italiano.
Horror italiano che ha
illustri rappresentanti; tra loro Paolo spicca per la forza delle
immagini che sa evocare, che ti afferrano dall'interno senza
mollarti, germogliando una paura viscerale. Ad una più attenta
analisi, il mondo creato da Paolo non è così immaginario: il mostro
si nasconde dentro le mura domestiche, dietro l'angolo della propria
città, è reale e tangibile, nasce e si sviluppa dentro di noi.
Spesso vittima e carnefice si confondono, in un turbinio di immagini
cruente ed efferate, che rendono molto bene la società
contemporanea.
Le sue illustrazioni
raccontano di creature eteree e spaventose che emergono dal buio,
inteso come il lato oscuro che è in ognuno di noi. Come una prospettiva terrificante, questi disegni non sono una una visione
dell'incubo, ma la rivelazione della realtà. Vi sembra poco?
In tal caso vi invitiamo
ad osservare la sua arte; quello che salta subito all'evidenza è un
continuo gioco tra forma e vuoto, tra colore e buio, razionale e
irrazionale. E' il momento preciso in cui nasce la paura, il
millesimo di secondo prima che quell'essere ti si scagli contro...o
forse è il contrario?
A voi l'ardua sentenza.
Adesso siamo pronti per leggere tutto d'un fiato l'intervista a Paolo Di Orazio...
Sull'Arte:
Scrittore, musicista,
illustratore. Come si divide la tua creatività nei vari momenti
della giornata e come si riconosce un'idea o un'ispirazione valida da
una che non merita di essere sviluppata?
Copertina di Che hanno da strillare i maiali? |
In realtà le mie ondate
illustrative hanno raramente una collocazione professionale, ma
piuttosto uno sfogo grafico con la sola finalità di creare, e la
musica è attualmente concepita da compositore. La mia giornata
quindi è dedicata ai progetti in corso, tra fumetto e narrativa. In
questo momento di revival di «Splatter», sono impegnato sulla
stesura di sceneggiature e il coordinamento di scrittori e
disegnatori. Diciamo che la priorità dei lavori da sviluppare si
delinea in base alle esigenze di pubblicazione («Splatter» è
bimestrale), quindi una porzione della giornata è dedicata alla
scrittura vera e propria, e gran parte del resto la impiego nella
gestione degli aspetti burocratici. All'ordine del giorno, quindi, a
livello puramente creativo, la scelta di sviluppo di un'idea a favore
di un'altra è un'operazione che deve essere veloce. Da sempre, però,
mi accade che se un'idea non vuole andare sul foglio, allora quella
non è un buon seme. Così, negli anni, mi sono autoconvinto che le
idee buone si partoriscono da sé guidando le mie parole.
Secondo te, in che
modo il genere horror è una forma d'arte?
E' una forma d'arte
socioculturale. Cioè un territorio evocativo che eredita il folclore
della fiaba e la sua funzione di esplorazione spirituale, di
raccoglimento attorno al focolare domestico (tramite il libro),
quindi un mezzo aggregativo fisico (il cinema) e di discussione (la
Rete). Io credo che la lettura delle fiabe, un tempo, avessero uno
scopo pedagogico, oltre che demagogico, consolidando tramite
l'espressione orale il legame emotivo tra un adulto e un bambino. La
fiaba e i suoi elementi fantastici, e l'horror oggi (soprattutto
attraverso i fumetti) possono rappresentare sì il pane fresco per la
mente, ma anche una deriva allegorica per riconoscere e fuggire gli
orrori del mondo.
Copertina Tutto il meglio di Splatter |
L'Arte ha dei limiti o
dei confini di “decenza” secondo te?
Secondo me sì, e
dovrebbe averne di oggettivi. L'Arte non deve mai offendere la
sensibilità spirituale dell'individuo, mai spingersi sulla
pornograficizzazione di valori sacri (la religione, la materialità
corporea, le icone popolari) alla ricerca dei colpi bassi. Tutti sono
capaci di evocare sdegno e ribrezzo, e pochissimi - in ogni
disciplina artistica - poesia.
Per la tua esperienza,
qual'è la situazione creativa nel nostro paese in ambito horror? E
cosa ci puoi dire sulle case editrici/produttrici a riguardo?
Nell'ambito horror, in
Italia mi sembra che il cinema indipendente si nutra e si muova su
territori molto evocativi e dirompenti. Mentre per tutto quel che c'è
da leggere su carta o in elettronico, lo sforzo di tenere viva la
voce dell'horror è piuttosto importante, anche se ostacolato
dall'indifferenza mediatica televisiva che, ne sono certo,
promuovererebbe di sicuro un assestamento orizzontale della nostra
materia preferita, con riconoscimento di dozzine di autori di
talento.
Sul tuo lavoro:
Come si sviluppa una collaborazione tra sceneggiatore e disegnatore in un fumetto? Potresti raccontarci qualche aneddoto?
Copertina de Il Bambino dei Moschini |
In generale, una buona
collaborazione dovrebbe portare a un prodotto in cui il lettore sente
il personaggio disegnato una creatura vivente e si dimentica di avere
a che fare con un disegno parlante. E' come la magia di un film in
cui ci si perde. Mi vengono in mente Torpedo, di Abuli & Bernet,
l'Uomo Ragno degli anni '60, Alan Ford. Sono un nostalgico, lo so, ma
non riesco a liberarmi dall'idea di questa alchimia dei grandi
classici in cui lo sceneggiatore e il disegnatore si fondono in unità
registico-recitativa e lavorano pensando alla messinscena finale. Gli
aneddoti sono ovviamente legati all'esperienza diretta. In negativo,
il disegnatore che ti mostra all'improvviso uno stile che cambia
completamente le tue aspettative e ti costringe a ripensare tutto. In
positivo, non posso non ricordare la mia esperienza di graphic novel,
nata dai bozzetti di Andrea Domestici, che mi ha ispirato il nostro
esordio francese de Il Bambino dei Moschini. Tessere la vita di un
personaggio attorno al suo “ritratto” è un lavoro davvero
intenso e straordinario a livello di stimoli.
Quando componi
un'opera, tieni in considerazione una precisa catogoria di utente
oppure no?
Mi piacerebbe avere
un'idea buona per tutti. Ma, come sempre, i miei progetti
antimainstream poi mi portano verso un lettore adulto. Pertanto, il
mio target ideale è adulto.
Ti ricordi la prima
volta che ti è venuta in mente una storia? In che luogo? In che
contesto?
Ero bambino... avevo
appena visto in tv Il cervello di Frankenstein con la celebre coppia
Gianni & Pinotto. Sentii l'urgenza di riprodurre a fumetti il
film. All'epoca, cercavo di imitare Jacovitti, così mi fu facile
prendere un album da disegno e stendere la mia prima storia
sceneggiata, una parodia della parodia, mettendo un personaggio
nasuto e allegrotto come vittima perfetta per un assalto di mostri
classici. Ai tempi, divoravo fumetti Marvel, e le mie avventure
preferite erano le lotte di gruppo.
Le persone di oggi si
spaventano per le stesse cose di vent'anni fa, oppure qualcosa è
cambiato?
Vent'anni di cinema
ghost-horror, serial killer, zombi e parecchi torture porn hanno
confuso - a mio avviso - il pubblico, che recepisce come horror
qualunque cosa non sia commedia sexy. Oggi, è difficile spaventare
qualcuno con un libro o un film, a mio avviso. Bisogna giocare su
sensazioni più sottili.
Facciamo un gioco:
dividi la tua carriera professionale in fasi e attribuisci ad ognuna
un titolo e un colore.
Mi piacciono molto i
giochi.
Fasi temporali:
1986-'88, scrittore di
riviste porno (colore rosso)
1989-'91, coordinatore di «Splatter»
(colore blu)
1991-2003, batterista fondatore dei Latte & i suoi
Derivati (color oro)
2004-'12, freelance editoriale (color
azzurrino)
2013, editore «Splatter» (colore rosso)
Fasi creative:
Copertina di Vloody Mary |
Scrittura, colore rosso
autunno.
Disegno, colore nero.
Musica, colore rosso
fuoco.
Andiamo sul personale:
Sei innamorato?
E' la prima volta che mi
si fa una domanda del genere, quindi rispondo attualmente sì.
Esiste qualcosa oggi
che ti fa paura in modo viscerale?
Il destino del nostro
Paese e la mia vecchiaia in questo posto.
Cosa ti consola nei momenti bui?
Dormire e fare sogni.
Creare.
Lascia un tuo
messaggio da mandare nello spazio.
Meglio di no, se lo perdo
sono fregato! e se qualcuno risponde, mi spavento a morte.
Paolo Di Orazio |
Se volete acquistare alcune delle opere di Paolo Di Orazio, potete visitare i seguenti link:
Sito Ufficiale di Splatter: Link
Mezzotints per l'acquisto de L'Incubatrice (nuova edizione di Madre Mostro): Link
I libri di Paolo di Orazio su IBS: Link
Ringraziamo Paolo per la sua grande disponibilità.
Un saluto a tutti e al prossimo articolo de L'Arte degli Stolti!
Andrea Zeschi e Simona Moscadelli
Gli Stolti
Accessori tra Arte e Artigianato
via Santa Maria de' Calderari 25 00186 Roma
tel. 06 955 84 326
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